LA DEDUZIONE LOGICA DEGLI ATTRIBUTI DELL'ESSERE

Parmenide, come tanti altri filosofi arcaici, parte dal presupposto che il mondo non possa derivare dal nulla, perché se derivasse dal nulla sarebbe la fine della realtà e del pensiero.
La filosofia ha il compito di dare un senso ad ogni cosa; dunque, deve escludere completamente il nulla.
L'unica via legittima è sostenere "l'essere è": a Parmenide si pone il problema di definire i caratteri essenziali dell'essere, in modo tale che non siano in contraddizione con l'affermazione centrale dell'essere come unica realtà esistente e pensabile.

Per il filosofo l'essere è:
  • ingenerato e imperituro, dovrebbe derivare da ciò che non è, ma niente può derivare da ciò che non esiste, dunque l'essere non può nascere. L'essere non può morire.
  • eterno, non ha né passato né futuro. Che cos'è il passato, se non l'essere che non è più? E che cos'è il futuro, se non l'essere che non è ancora?  Ma ammettere che l'essere sia "non più" o "non ancora" significherebbe implicare in qualche modo il non essere. L'essere vive nel presente, semplicemente è. Per Parmenide l'era e il sarà non esistono grammaticalmente.
  • immutabile e immobile, ogni movimento fa spostare due corpi: A e B, che quindi dovranno essere differenti tra loro. Percui se A è essere, B dovrà non essere. Un'altra contraddizione.
  • finito, la perfezione non è data da ciò che non è completo, bensì dalla completezza. Parmenide quindi dice che l'essere è una sfera perfettamente omogenea e da ogni parte identica a se stessa.


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