PLATONE: SIMPOSIO
Il libro intitolato Simposio è uno dei dialoghi più famosi di Platone. Esso tratta solo ed esclusivamente il tema dell'amore (eros). Il titolo fa pensare inizialmente ad una scena di banchetto, in quanto simposio in greco significa "bere insieme". Ad Atene infatti, durante i banchetti, si usava ber vino e discutere prima di procedere a mangiare e bere acqua.
Il Simposio è ambientato nella seconda parte di un banchetto. Il banchetto, in Grecia, poteva durare anche alcuni giorni, e nella seconda parte c'era la possibilità di ascoltare musica, ballare o vedere belli e discutere. A questi banchetti non erano ammesse le donne.
Il Simposio avviene il secondo giorno dopo l'inizio della seconda parte del banchetto. I commensali erano ancora tutti provati dalla sbornia della sera precedente, quindi decisero di bere poco e parlare tanto. Il tema su cui si decise di discutere fu l'amore. La vicenda si apre con un ateniese di nome Apollodoro che raccontò ad un suo conoscente ciò che a sua volta gli era stato raccontato da un suo amico, Aristodemo, il quale aveva assistito e partecipato ad un banchetto. Questo banchetto fu organizzato a casa di Agatone, un tragediografo che aveva partecipato ad una gara di tragedie e, avendo vinto, per festeggiare decise di organizzare questo banchetto. Tra gli invitati c'era anche Socrate che, a sua volta, invitò Aristodemo. Socrate inizialmente non voleva entrare nella casa dell'amico in quanto fu colto da uno dei suoi pensieri, quindi rimase fuori dalla porta della casa a riflettere. Aristodemo intanto non sedette al tavolo, ma seguì la discussione da lontano. Scelto l'argomento, l'amore, a turno tutti i commensali dovevano prepararsi un discorso.
Il primo ad esporre fu Fedro, colui che aveva scelto l'argomento, e si procedette poi in senso antiorario. Fedro era un amico di Socrate, ed era un tipo che amava seguire i discorsi altrui. Gli piaceva impararsi a memoria le parti più belle dei discorsi delle persone per poi ripetersele ad alta voce. Fedro nel suo discorso non disse cose particolarmente interessanti che hanno potuto colpire il resto dei commensali, si fermò a delle considerazioni abbastanza scontate sull'amore.
Il prossimo fu Pausania, sofista e politico. Si dice avesse rapporti omosessuali con Agatone. A quel tempo ad Atene, solo nelle classi più elevate, era permessa l'omosessualità a patto che il più giovane uomo dei due ne frequentasse uno molto più vecchio, in grado di istruire il più piccolo nel modo giusto. Pausania nel suo discorso suddivise l'amore in due tipologie; l'eros celeste, ovvero l'amore più alto e positivo, e l'eros terrestre, legato all'attrazione dei corpi e quindi inadeguato.
Quello dopo ancora fu Eurissimaco, medico che descrisse l'amore come un'energia cosmica che regolava l'Universo.
Il discorso di Aristofane fu quello più interessante e piacevole. Egli disse che in origine la terra era abitata da creature rotonde con quattro gambe, quattro braccia e due apparati riproduttori. Queste creature erano un insieme o di due uomini, o di due donne, o di un uomo e una donna messi assieme. Questi erano fortissimi ed erano completi. Proprio per questa loro completezza decisero di ribellarsi agli dei e Zeus per punirli decise di dividerli tutti a metà e di disperderli in giro per il territorio. Da quel giorno ogni metà continua a cercare l'altra metà. L'amore è visto quindi come desiderio di completezza e di ricongiunzione. Anche da questo mito viene accettato l'amore omosessuale.
Dopo Aristofane avrebbe dovuto parlare Socrate, ma siccome era ancora fuori immerso nei suoi pensieri, al suo posto fece il discorso il padrone di casa. Agatone fece un discorso molto scadente; per fortuna che nel frattempo tornò Socrate a salvare un po' la situazione. Egli doveva parlare dopo Agatone, ma non poteva contraddirlo più di tanto dal momento che Agatone era il padrone di casa. Quindi Socrate, furbo, decise di correggere ciò che aveva detto Agatone fingendo di riportare le parole dette da una certa Diotima, una donna sapiente. Ricorse ad un mito in cui cercava di dare l'idea migliore di eros, poiché nessuno dei precedenti cinque commensali lo aveva ancora fatto. Per capire che cos'è l'eros, occorreva innanzitutto spiegare da dove e come era nato...
...c'era un banchetto tra gli dei in onore di Afrodite, durante il quale tutte le divinità si ubriacarono. A questo banchetto riuscì ad immischiarsi anche Penìa, la Povertà, la quale cercava di raccogliere da sotto il tavolo gli avanzi del banchetto. Qui trovò Poros, l'Espediente, il quale era ubriaco e con cui decise di accoppiarsi. Da questa unione nacque Eros, figlio della povertà e dell'espediente. Eros era mezzo uomo e mezzo Dio; era quindi un demone. Dalla madre, Eros ereditò la mancanza, ovvero il desiderio, mentre dal padre ereditò la capacità di immischiarsi ovunque. Inoltre Eros era protetto di Afrodite, dea della bellezza, in quanto era stato concepito durante un banchetto in suo onore, e l'amore era in stretto rapporto con la bellezza. In sintesi l'amore è caratterizzato dal desiderio, dalla capacità di immischiarsi ovunque e dalla bellezza...
Alla fine del banchetto venne poi Alcibiate, il quale era ubriaco e dichiarò a Socrate il suo amore, poiché in due circostanze gli aveva salvato la vita. Alcibiate era il ragazzo più bello di Atene. Paragonò Socrate ad una statuetta orribile che però al suo interno nascondeva una preziosissima statuetta raffigurante una divinità. Socrate cercò di zittire Alcibiate.
Il Simposio è ambientato nella seconda parte di un banchetto. Il banchetto, in Grecia, poteva durare anche alcuni giorni, e nella seconda parte c'era la possibilità di ascoltare musica, ballare o vedere belli e discutere. A questi banchetti non erano ammesse le donne.
Il Simposio avviene il secondo giorno dopo l'inizio della seconda parte del banchetto. I commensali erano ancora tutti provati dalla sbornia della sera precedente, quindi decisero di bere poco e parlare tanto. Il tema su cui si decise di discutere fu l'amore. La vicenda si apre con un ateniese di nome Apollodoro che raccontò ad un suo conoscente ciò che a sua volta gli era stato raccontato da un suo amico, Aristodemo, il quale aveva assistito e partecipato ad un banchetto. Questo banchetto fu organizzato a casa di Agatone, un tragediografo che aveva partecipato ad una gara di tragedie e, avendo vinto, per festeggiare decise di organizzare questo banchetto. Tra gli invitati c'era anche Socrate che, a sua volta, invitò Aristodemo. Socrate inizialmente non voleva entrare nella casa dell'amico in quanto fu colto da uno dei suoi pensieri, quindi rimase fuori dalla porta della casa a riflettere. Aristodemo intanto non sedette al tavolo, ma seguì la discussione da lontano. Scelto l'argomento, l'amore, a turno tutti i commensali dovevano prepararsi un discorso.
Il primo ad esporre fu Fedro, colui che aveva scelto l'argomento, e si procedette poi in senso antiorario. Fedro era un amico di Socrate, ed era un tipo che amava seguire i discorsi altrui. Gli piaceva impararsi a memoria le parti più belle dei discorsi delle persone per poi ripetersele ad alta voce. Fedro nel suo discorso non disse cose particolarmente interessanti che hanno potuto colpire il resto dei commensali, si fermò a delle considerazioni abbastanza scontate sull'amore.
Il prossimo fu Pausania, sofista e politico. Si dice avesse rapporti omosessuali con Agatone. A quel tempo ad Atene, solo nelle classi più elevate, era permessa l'omosessualità a patto che il più giovane uomo dei due ne frequentasse uno molto più vecchio, in grado di istruire il più piccolo nel modo giusto. Pausania nel suo discorso suddivise l'amore in due tipologie; l'eros celeste, ovvero l'amore più alto e positivo, e l'eros terrestre, legato all'attrazione dei corpi e quindi inadeguato.
Quello dopo ancora fu Eurissimaco, medico che descrisse l'amore come un'energia cosmica che regolava l'Universo.
Il discorso di Aristofane fu quello più interessante e piacevole. Egli disse che in origine la terra era abitata da creature rotonde con quattro gambe, quattro braccia e due apparati riproduttori. Queste creature erano un insieme o di due uomini, o di due donne, o di un uomo e una donna messi assieme. Questi erano fortissimi ed erano completi. Proprio per questa loro completezza decisero di ribellarsi agli dei e Zeus per punirli decise di dividerli tutti a metà e di disperderli in giro per il territorio. Da quel giorno ogni metà continua a cercare l'altra metà. L'amore è visto quindi come desiderio di completezza e di ricongiunzione. Anche da questo mito viene accettato l'amore omosessuale.
Dopo Aristofane avrebbe dovuto parlare Socrate, ma siccome era ancora fuori immerso nei suoi pensieri, al suo posto fece il discorso il padrone di casa. Agatone fece un discorso molto scadente; per fortuna che nel frattempo tornò Socrate a salvare un po' la situazione. Egli doveva parlare dopo Agatone, ma non poteva contraddirlo più di tanto dal momento che Agatone era il padrone di casa. Quindi Socrate, furbo, decise di correggere ciò che aveva detto Agatone fingendo di riportare le parole dette da una certa Diotima, una donna sapiente. Ricorse ad un mito in cui cercava di dare l'idea migliore di eros, poiché nessuno dei precedenti cinque commensali lo aveva ancora fatto. Per capire che cos'è l'eros, occorreva innanzitutto spiegare da dove e come era nato...
...c'era un banchetto tra gli dei in onore di Afrodite, durante il quale tutte le divinità si ubriacarono. A questo banchetto riuscì ad immischiarsi anche Penìa, la Povertà, la quale cercava di raccogliere da sotto il tavolo gli avanzi del banchetto. Qui trovò Poros, l'Espediente, il quale era ubriaco e con cui decise di accoppiarsi. Da questa unione nacque Eros, figlio della povertà e dell'espediente. Eros era mezzo uomo e mezzo Dio; era quindi un demone. Dalla madre, Eros ereditò la mancanza, ovvero il desiderio, mentre dal padre ereditò la capacità di immischiarsi ovunque. Inoltre Eros era protetto di Afrodite, dea della bellezza, in quanto era stato concepito durante un banchetto in suo onore, e l'amore era in stretto rapporto con la bellezza. In sintesi l'amore è caratterizzato dal desiderio, dalla capacità di immischiarsi ovunque e dalla bellezza...
Alla fine del banchetto venne poi Alcibiate, il quale era ubriaco e dichiarò a Socrate il suo amore, poiché in due circostanze gli aveva salvato la vita. Alcibiate era il ragazzo più bello di Atene. Paragonò Socrate ad una statuetta orribile che però al suo interno nascondeva una preziosissima statuetta raffigurante una divinità. Socrate cercò di zittire Alcibiate.
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