LA METAFISICA
La metafisica di Aristotele è scienza teoretica e contemplativa, ovvero disinteressata e finalizzata unicamente ad appagare l'esigenza umana del puro conoscere. Essa si occupa delle caratteristiche universali dell'essere.
Platone riteneva che le idee fossero superiori alle cose e al mondo sensibile. Le cose, essendo mutevoli e imperfette, erano considerate fonte di errore e di inganno. Mentre le idee, immutabili e perfette, rappresentavano il vero essere.
Aristotele ribalta completamente il pensiero platonico.
Per lui le idee o le ''forme'' rappresentano la struttura essenziale immanente alle cose stesse.
Il punto di partenza della ricerca aristotelica sull'essere è dunque quell'universo che il platonismo aveva condannato, costituito da oggetti che possiamo percepire attraverso i sensi e a cui attribuiamo un nome e un significato: ''questo cane'' ''quella casa''. ''Cose esistenti'' che possiamo conoscere in se stesse, chiedendoci che cosa sono? Di che materia sono fatte? Quale causa le ha generate?
Da una prospettiva metafisica ''idealista'' (quella platonica), che dalle idee andava alle cose, si passa ad una prospettiva metafisica ''realista'', che dalle cose va alle idee e che implica la rivalutazione delle sensibilità: è grazie agli organi di senso, infatti, che possiamo percepire le cose esterne e formarcene un'idea nella nostra mente. La mente sarebbe vuota se i sensi non le fornissero la prima immagine delle cose.
Questa impostazione pone un problema nuovo ad Aristotele: è possibile dare un'interpretazione scientifica (stabile, immutabile e necessaria) di cose che per loro natura sono variabili?
Per risolverlo egli giunse a formulare i cardini della sua metafisica: la sostanza, la materia, la forma, l'atto e la potenza.
La metafisica, a differenza delle altre scienze che si occupano di un aspetto particolare dell'essere, ha come oggetto l'essere in quanto essere, e la domanda base da cui parte è ''che cos'è l'essere dell'ente?''.
L'essere per Aristotele non ha un unico significato.
Di un ente si può dire che presenta le seguenti categorie:
- la sostanza (un uomo, un cavallo...)
- la qualità (è bianco, buono...)
- la quantità (è alto 2m, pesa 60kg...)
- la relazione (è maggiore o minore di un altro ente, è più o meno veloce...)
- il luogo (è in terra, in mare...)
- il tempo (ieri, oggi, l'anno scorso...)
- l'agire (brucia, taglia, scuote...)
- il patire (è bruciato, è tagliato...)
- lo stato (armato...)
- la situazione (in piedi, seduto, sdraiato...)
Per Aristotele, però, solo la prima categoria, quella della sostanza, rappresenta ''l'essere dell'ente'' vero e proprio: le altre categorie costituiscono i suoi vari ''modi di essere'', i suoi ''aspetti'' particolari, che il filosofo distingue dall'essere in se.
La sostanza è l'individuo concreto.
Secondo Aristotele l'essere non coincide con il mondo delle idee, ma è un insieme di sostanze o ''enti individuali'', ovvero un insieme di individui singoli dotati di varie qualità. Ognuna di queste sostanze individuali è concepita come sinolo, ovvero un'unione indissolubile di forma e di materia.
La forma rappresenta la natura intima di una cosa, la sua essenza o struttura necessaria, ciò che fa sì che una cosa sia quella che è. E' la categoria fondamentale e primaria degli enti.
La materia è l'elemento materiale che viene plasmato dalla forma; il materiale indeterminato che solo grazie alla forma assume una configurazione particolare.
Con questa dottrina Aristotele supera definitivamente la separazione platonica tra idee e cose sensibili, in quanto l'idea costituisce la natura necessaria delle cose.
Secondo Aristotele, quando avviene un cambiamento non si ha il passaggio dall'essere al non essere o viceversa, ma il passaggio da un tipo essere e un altro, e quindi una trasformazione interna dell'essere.
La materia è quindi quell'elemento indeterminato che ha la potenzialità di assumere determinazioni successive, rendendo possibile il cambiamento. La forma è invece l'elemento attuale, permanente e riconoscibile delle cose. La forma di un oggetto è la sua realtà, insieme delle caratteristiche morfologiche e funzionali che lo identifica e lo rende riconoscibile anche durante il cambiamento e la trasformazione.
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